Last Updated on 27/07/2024 by bowman
L’investimento TEMATICO e SETTORIALE. In origine tanta teoria economica si è occupata di investimento settoriale. A partire dalla seconda metà del XIX secolo alcuni settori economici sono diventati trasversali alle singole economie.
Questo è accaduto essenzialmente per la “Prima Globalizzazione”, già nel XIII secolo l’industria laniera era trasversale sia al più grande mercato cittadino d’Europa, Firenze, sia ai mercati di approvvigionamento dei filati e di sbocco dei tessuti già lavorato dalle Fiandre fino all’Inghilterra. Lo sviluppo di ferrovie e navi con celle frigorifere ha consentito ad alcuni settori merceologici di oltrepassare i confini della “piazza” di collocamento e raggiungere altre economie. Ecco che il boom della produzione di carne di maiale nelle fattorie nordamericane investiva anche i produttori di suini del nord Europa. Ecco che la produzione di ghisa inglese e belga coinvolgeva nello sviluppo l’industria pesante ovunque treni e navi a vapore arrivassero. Quindi chi ha imparato ad investire sui settori ha scoperto che in vari fasi storiche e di mercato alcuni erano favoriti ed altri sfavoriti e questo si contagiava tra chi scambiava azioni ad Amsterdam, a Londra, a New York e persino ad Hong Kong. L’investitore “retail” il risparmiatore deve essere però consapevole che uno specifico settore economico (oil&gas, informatica, immobiliare, industria pesante, finanza) ha cicli storicamente più lunghi e volatilità sia positiva (raddoppiare il valore!) sia negativa (dimezzarlo…) di mercati grandi liquidi e diversificati (banalmente il MSCI World). In cosa si traduce non dico “sovrapesare” un settore (oggi l’azionario USA è sul 20% di tecnologici), ma concentrare molto su questo (es. 50% tecnologico, 60% immobiliare)? Significa esporsi a tempi di recupero mediamente più lunghi (potenzialmente) a fronte di un entrata opportunistica (la grande fortuna di un singolo settore spesso è concentrata nel tempo) più breve. Assumersi rischio, speculare, a breve, affrontando un rientro potenzialmente di 10-12-14 anni… chissà. Ovviamente comprando oil&gas a fine 2020 o energia pulita a inizio di quell’anno hai raddoppiato il capitale in mesi e non anni. Il problema è rimanere fuori da tale “ciclo” perché l’indice Clean Energy, ad esempio, ha recuperato nel 2020 le perdite monstre del 2007-2008 (13 anni) così come i tecnologici (NASDAQ Composite) recuperarono nell’estate del 2013 i valori di fine 1999 (oltre 13 anni). Trasversale all’approccio settoriale c’è l’approccio “tematico”. In un’economia globalizzata dei grandi ‘trend’ che finanziano (solitamente con soldi pubblici) dei progetti (ad esempio la riduzione globale delle emissioni serra) o che sostengono dei fenomeni economici (ad esempio la diffusione dell’uso di algoritmi definibili come “intelligenza artificiale”) sono trasversali a settori merceologici, mercati finanziari e singole economie. MSCI.COM nella sua sezione sui temi li raduna in gruppi: il fintech (che coinvolge finanza, comunicazione, informatica), l’innovazione genomica (biotech, salute, informatica), le infrastrutture per l’energia pulita etc… Questi TEMI presentano caratteristiche affini agli investimenti settoriali ma basandosi su apporti concreti (soldi stanziati per la ricerca privatamente e fondi pubblici) puntano ad una longevità più di medio termine rispetto alle fluttuazioni spesso (ma non sempre… guardiamo la fortuna ultradecennale, ad oggi, dell’informatica) brevi dei settori merceologici. Il problema è che dato che sotto ci sono questi finanziamenti immettono il risparmiatore in settori tendenzialmente “Growth” in altre parole ‘già cari quando ci entri tu pincopallino’. È facile fare una speculazione ribassista su un settoriale (compro oil&gas ad aprile 2020!) perché un settore merceologico esiste SIA nei momenti di successo che nei momenti di crisi. Il TEMA invece nasce per intercettare un flusso finanziario, quindi mediamente inizia ad esistere quando inizia ad essere caro, e vi si rimane dentro quando si corre il rischio che sia diventato obsoleto. Più facile trovarsi in una fase di concentrazione di capitali investendo su un TEMA, più rischioso entrare cari, intercettare una bolla e permanendovi troppo trovarsi una fluttuazione più lunga di quanto ci si aspettava.
Quindi SIA i SETTORI che i TEMI devono essere pesati CONSAPEVOLMENTE di queste caratteristiche da chi è un semplice risparmiatore, non il manager di un Hedge Fund. Esiste poi un approccio MegaTrend che punta a “diversificare su più temi”. Il problema è che i temi hanno spesso una correlazione settoriale (oggi molti TEMI che fanno tendenza hanno il settore Informatico all’interno) tra loro e diversificare tra grandi “blocchi” esposti a maggiore possibilità di bolle espone al rischio di intercettarne con più probabilità almeno una (e se il fondo è gestito male quasi tutte…). Il MegaTrend si traduce in un approccio ATTIVO ad un investimento su indici GROWTH tanto che, ad esempio, negli ultimi 3 anni la correlazione tra l’andamento di un fondo come il Pictet Global Megatrend Selection è perfetta con il Nasdaq100 (quando scendeva NASDAQ scendeva anche fondo e viceversa, salvo ovviamente una performance peggiorativa del fondo sempre maggiore con il passare del tempo per l’effetto erosivo di succulente commissioni).
P.C. 01.02.2022