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Paragone: quanto è stata valida la mia consulenza? (Anni 2011-2021)

Last Updated on 27/07/2024 by bowman

Rifletto con sempre più amarezza, dato che mi capita di assistere e ricevere segnalazione di molti casi, sulla “Qualità” della consulenza.

La ‘vera’ qualità della consulenza, non queste immagini qui sotto (e relativi ambienti costruiti per essere opulenti e professionali all’apparenza), che sono tutto fumo e spesso poco arrosto.

Io continuo a vedere portafogli che hanno attraversato un decennio “Bull”, di crescita impetuosa sia dell’azionario che dell’obbligazionario, ed hanno avuto performance ridicole.

O (molto raramente) performance decenti, con un livello di rischio inimmaginabile (50, 60, 70, 80% di azionario, uso di strumenti tematici e settoriali per percentuali significative, uso di fondi ‘flessibili obbligazionari e non’, strumenti strutturati con sotto derivati complessi) per l’investitore (che ovviamente ben ‘addestrato’ sosterrà il contrario fino ad un’ora troppo tarda per recuperare).

Ricordiamoci che le performance di portafoglio sono “COMPOSTE” se ricordate di aver investito nel 2011 (al saldo di aggiunte e dismissioni ovviamente) 100mila euro, ed oggi il controvalore è salito a 150000, NON avete avuto un 5% l’anno (+50% diviso 10 anni), ma molto meno, dato che anche il vecchietto con i Bot di trent’anni fa a scadenza reinvestiva il saldo di quanto investito, più il rendimento ottenuto.

Introduco quindi il concetto di “Paragone”.
Come faccio a capire se il mio consulente, quello di mio padre, di mia nonna o di mio zio sono tutto fumo e niente arrosto? O peggio ancora se sono solo dei raggiratori che vogliono vendere/vendere/vendere e non fanno alcuna attività di consulenza, magari facendomi continuamente entrare ed uscire da strumenti a tunnel o con commissioni di sottoscrizione? 
(questo accade nel retail tipicamente, ahimé…)
Facciamo un Paragone con un portafoglio che è il “minimo sindacale”. Se mi fossi assunto un rischio davvero minimo, così minimo che, ve lo dico, il 99% dei portafogli costruiti con fondi e strumenti finanziari negli istituti finanziari o nelle “Reti” di Consulenza, ne hanno di più (quasi sempre MOLTO di più), che rendimenti avrei avuto?
No, perché se mi ha reso di meno, vuol dire che il ”servizio” ricevuto e ben pagato non esiste: è stato solo opera di ‘relazione’ che io personalmente traduco con ‘circuizione’. A questo punto meglio replicarsi un portafoglio come Paragone, tutta la vita.
Ovviamente vedo anche patrimoni in perdita o crescita zero a dieci anni, massacrati di commissioni, eventi per me affini alla truffa ed al raggiro di basso livello, anche se comprendo meno percepibili di un mattone nella scatola dello stereo.
Chi mette consapevolmente in atto queste pratiche, se mi legge, deve sapere che nella mia opinione è ritenerlo esattamente alla stregua di quei truffatori di bassa lega lì, non è migliore, indipendentemente dall’abito che indossa. 
I suoi manager (se alimentano un simile meccanismo) li ritengo qualcosa di molto peggio.
L’asset allocation di Paragone la prendo così:
85% di obbligazionario
15% di azionario (prudente!)
15% di rischio valuta (basso)
L’azionario lo suddivido 8% MSCI Europe (non il più performante, ma non ha rischio valuta ed è ‘locale’ per noi europei), 5% MSCI World (il benchmark classico dei fondi ‘azionario internazionali’ che include USA etc…), 2% MSCI Emerging Markets (una puntina minuscola di paesi emergenti), 27% Euro Government Bond 3-5 yr (titoli di stato europei a bassa durata, contenuto rischio tassi, contenuto rischio e rendimento), 50% Euro Aggregate Bond (le obbligazioni europee ‘aggregate’, sia societarie che titoli di stato, di solito metà e metà, con scadenze medie intorno a 10 anni e buon merito creditizio), 8% titoli di Stato di Paesi Emergenti in dollari (per diversificare un pò l’obbligazionario).
Ecco il nostro PARAGONE costruito con pochi ETF:

Che risultati avremmo ottenuto?

Innanzitutto uno sharpe-ratio (ovvero rapporto rischio/rendimento) eccellente, 1,2.
Una crescita effettiva del capitale del 2011 del +56,3%, ma con un rischio espresso dalla deviazione standard del +3,82% (veramente esiguo, a prova di anziano timoroso!).

Volendo applicare un 1% annuo di commissione per pagare il consulente a Paragone (rendiamoci conto che il peggior promotore di una Rete spesso riceve di meno, il boccone ghiotto va alla ‘Rete’), dovremmo comunque avere una crescita reale di questo patrimonio “fifone” del 40-45%.

E parliamo di qualcosa di molto molto prudente, con appena un pò di rischio e di azionario incrementare significativamente questa performance è semplicissimo (portando appena al 30% l’azionario raddoppiando gli stessi asset di Paragone si arriva ad un +72%, sempre con volatilità assolutamente sostenibile, con un 45% di azionario più verosimile in tanti portafogli di prodotti “gestiti” di promotori vari il rendimento di Paragone sarebbe stato, con medesimi asset quindi niente azionari redditizi come il tecnologico USA, un +85% sull’intero portafoglio).

Per curiosità l’andamento di PARAGONE nel trascorso decennio sarebbe stato questo.

L’anno difficile 2018 avrebbe comportato una discesa dal massimo storico relativo di novembre 2017 del -1,6% durante il crollo di dicembre.
Nel picco peggiore del “panico Covid” a fine marzo 2020 avremmo visto una discesa del -5,8% rispetto ai massimi storici precedenti di gennaio 2020 (recuperato il massimo storico a novembre).
Insomma qualcosa che, con l’assistenza di un consulente (ma anche mezzo) avrebbe potuto digerire anche un novantenne, secondo me.
OK, spero di aver trasmesso il concetto di Paragone, per capire che ‘servizio’ si riceve e cosa si ottiene anche senza ‘grande servizio professionale’, anche leggendo gratis un Blog.
P.C. 22.07.2021

3 commenti su “Paragone: quanto è stata valida la mia consulenza? (Anni 2011-2021)”

  1. Non ti si potrà mai ringraziare abbastanza per il servizio di alfabetizzazione finanziaria che offri.
    Nonostante abbia una laurea triennale in economia e finanza, mi rendo conto di essere davvero ignorante, e all'inizio capivo ben poco di ciò che leggevo. (Qua si potrebbe aprire una parentesi su certi corsi di laurea all'italiana)
    Non sono iscritta al FOL, perciò non commento mai, ma avrò letto centinaia di tuoi interventi, ed è grazie ad essi e al tuo blog, che sto finalmente capendo almeno da dove partire.
    Prima di tutto sto cercando di far aprire gli occhi a mio padre 78enne sulla gestione del suo portafogli, da parte di un private banker che gli offre fondi e polizze con costi di ingresso e gestione altissimi, fingendo peraltro di scontarli.
    Ho stampato il tuo articolo perchè cade proprio a fagiolo: mio padre è una persona brillante e sveglia nonostante l'età, nato in una famiglia poverissima, è riuscito ad aprire un'azienda nel settore IT a 40 anni e non capisco come possa farsi intortare cosi.
    Per riprendere l'esempio del tuo post, il suo portafoglio è cresciuto in 10 anni del 30%.
    Purtroppo data la differenza di età che ci divide (io ho 30 anni), non è facile essere credibile ai suoi occhi.
    Spero che un articolo come questo, alla portata di tutti, lo faccia quantomeno dubitare.

    Scusami per il papiro 😀

  2. Ciao, se posso darti un consiglio fatti quantomeno fare una stampa del portafoglio e "mappalo" (anche con carta e penna) un po' come faccio io nelle revisioni. Sicuramente risulterà più complesso ed oscuro con le polizze (che sono spesso Unit linked, ahimé…), ma anche quelle dovrebbero produrre un rendiconto periodico che dettaglia i fondi che contengono. Quando hai una mappa di tutta la composizione in fondi cerca di capire: che percentuale di azionario e di obbligazionario c'è? Sull'azionario quanto è in titoli diversificati globali (es. azionario Europa, azionario mondo) e quanto in tematici o settoriali, che sono più rischiosi e con cicli di recupero più lungo (es. energie rinnovabili, tecnologici, titoli spiccatamente growth)? Sull'obbligazionario quanto è relativamente stabile (investment grade, titoli di stato Usa, governativi a 3-5 anni come quelli di ‘Paragone’ etc…) e che durata finanziaria ha (comunque non credo che vi terrebbe titoli di stato europei lunghi…) e quanto è speculativo: obbligazionari high yield, obbligazionari di paesi emergenti, obbligazionari convertibili, titoli in valuta (soprattutto se ‘debole’) etc… di solito in questo periodo i promotori/consulenti stanno sovraesponendo all'azionario (se leggi il portafoglio ATLANTE ha fatto +7% in 4 mesi quindi se io ad un ipotetico cliente avessi fatto pagare il 5% d'entrata su di un investimento simile, magari senza ‘farglielo percepire’, già all'appuntamento successivo avrebbe visto un gain e mi avrebbe anche lodato… quindi l'azionario è potente quando va alle stelle così) ed all'obbligazionario "flessibile". I gestori dei fondi obbligazionari flessibili per proteggersi dal rischio tassi (che è il principale ‘target’ strategico) e sopportare commissioni elevate hanno bisogno di una redditività relativamente alta, quindi non possono ficcarsi in liquidità e titoli prudenti (come il governativo europeo di ‘Paragone’) per stabilizzare: tendenzialmente abbassano la durata finanziaria con obbligazioni speculative. Il risultato diventano portafogli sicuramente delle 'migliori marche' ma potenziali bombe all'idrogeno (secondo me). Visto che grazie al cielo stiamo parlando su un top di mercato, ancora, cerca di farti un'idea oltre che del +3% di crescita decennale e delle commissioni -che tanto ormai hai pagato- soprattutto del livello di rischio (tuo padre ha cultura scientifica capisco, quindi chiamiamola 'energia potenziale') che state ancora ‘pagando’ (per me il rischio è un prezzo). Per capire se vi è adeguata. Insomma in 10 anni rinnovando conti deposito lunghi in giro (che oggi non rendono più molti ma in questi anni si, soprattutto 10 anni fa!) e capitalizzando i gain avreste probabilmente ottenuto almeno quel 3% annuo… ma capisci che oggi avreste una volatilità potenziale molto inferiore con un conto deposito in scadenza che con 30% o 40% di azionario abbinato ad obbligazionari flessibili. Se può consolarti conosco posizioni "ben consigliate" sfacciatamente alla pari o in perdita, o poco sopra rispetto a 10-12 anni fa, nonostante lo spaventoso boom di tutta la liquidità che hanno buttato sul mercato, grazie al vendi & ricompra, e paga la gestione etc… e ti posso dire che nessuno ci guarda, perché la loro ‘redditività’ lato rete viene sorvegliata giornalmente, il servizio che si è dato… “ahahah! Quello che conta è la relazione!” ti rispondono. Se ci fosse qualche prodotto che non comprendi scrivi pure e ti risponderò tempo permettendo (ovviamente in amicizia dato che come intuisci le mie motivazioni sono più prossime alle tue che a quelle del consulente, anche se purtroppo ho studiato bene la materia, sul campo e per anni).

  3. Grazie mille davvero della risposta e del consiglio!
    Ho passato la mattinata a mappare il portafoglio, classificando la trentina di prodotti presenti tra fondi, polizze (e un derivato).
    Ho poi inserito tutti i dati in un foglio Excel, aggiungendo i pesi percentuali di ognuno, i costi d’entrata e le spese correnti indicati da Morningstar.
    Ho solo un paio di dubbi, uno in particolare riguarda il motivo per il quale alcuni fondi nel rendiconto bancario figurino sotto la voce prodotti assicurativi.
    Perdonami per la domanda forse banale, ho anche letto gran parte del tuo libro durante la pausa ma non sono riuscita a chiarire questo dubbio.
    Non ho ancora trovato neanche la composizione della polizza Credit Agricole Vita Più (che tra l’altro rappresenta al momento il 25% del totale), ma proverò domani con più calma.
    Sono contenta che mio papà, dati alla mano, abbia iniziato a porsi qualche domanda sulla gestione.
    Gli ho anche acquistato una copia cartacea del tuo libro, sono certa apprezzerà. Oltretutto è anche un modo per tenere la mente in esercizio, il che non guasta 😉
    Buona serata

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