Oro, Spezie e Tulipani

ESG (Ambiente, Sociale e Governance)

Last Updated on 27/07/2024 by bowman

Dato che non tutti i consulenti sono veri consulenti, capaci quindi di lavorare seriamente sulle strategie d’investimento, né tanto meno di personalizzarle per il singolo investitore (che paga tale servizio, si noti), il mercato del Wealth Management va a mode.

Come nei supermercati, in cui si vendono tanto i prodotti favoriti da un’efficace pubblicità, o che piacciono al consumatore come gli ormai famosi biscotti alla nutella, si “confezionano” prodotti sulla base del loro appeal della loro appetitività.

Da un pò di tempo si fa quindi molto clamore e forti investimenti sui cosiddetti prodotti ESG (Environmental, Social, Governance). Forse, se i lettori di questo blog sono dei consumatori di prodotti finanziari, ne avranno sentito parlare con molta ‘professionalità’ dal loro consulente, referente e/o promotore.

Di cosa stiamo parlando?

I Rating ESG servirebbero a valutare le singole aziende su una base di punti prestabiliti, che valuterebbero la sostenibilità del loro business principalmente sulla base di 3 tipologia di ‘impatti’, molto cari alla collettività (e quindi al nostro sottoscrittore di fondi).

L’impatto ambientale dovrebbe misurare l’efficienza nell’utilizzo di risorse naturali (vanno molto di moda i fondi sull’Acqua) ed il controllo delle loro esternalità negative in tal senso.

L’impatto sociale valuta il rispetto di criteri di esclusione di business in conflitto con i diritti umani, lo sfruttamento di condizioni lavorative disumane, nonché l’attenzione all’uguaglianza e cose simili.

L’impatto in termini di governance è più sul controllo della filiera di controllo: che nei consigli d’amministrazione ci siano le quote per genere, sesso ed etnia, che l’impatto delle remunerazioni del management sia giustificato dal raggiungimento di obiettivi di sostenibilità.

Sono tutte cose bellissime, di grandissima presa ‘commerciale’. Siamo seduti di fronte al nostro consulente di fiducia, ci fa questo bel discorso e riflettiamo sul fatto che, in effetti, le aziende più moderne in termini ESG, con tutta l’attenzione ambientale che c’è, con lo sviluppo sostenibile etc… non potranno che avere più successo sul mercato, e comunque noi ci sentiamo persone migliori nel sostenerle. Così il contratto è chiuso e la vendita effettuata.

Personalmente ritengo che sia molto giusto, in linea di principio, che si inizino a categorizzare le aziende in termini di criteri di sviluppo sostenibile… per carità lavorai per anni (ormai mezza vita fa) in una fondazione che curava tali tematiche!
E’ curioso che spesso si occupino di sviluppo sostenibile i petrolieri… casomai.

Il discorso che faccio, pur rimanendo lodevole l’intento di imporre dei paletti soprattutto sulle esternalità negative ambientali e sull’impatto sul mondo del lavoro e sociale (per la governance ho meno fiducia che funzioni), invito comunque consulenti e risparmiatori da non farsi distrarre.

Parlare di cose belle e lodevoli influenza l’attività detta ‘Beta’ delle nostre onde cerebrali: stiamo parlando di numeri, strategie, investimenti… e spesso il consulente per ‘metterci a nostro agio’ divaga sulle vacanze, i figli, l’auto nuova, la religione, lo sport. Questo condiziona molto il nostro stato d’animo nella chiusura di quella che, dopotutto, è una trattativa (con una firmetta o un click spesso paghiamo un sacco di soldi di commissioni).

Su molti blog e siti troverete delle critiche ai criteri di rilevazione di questi ESG, che non voglio ripetere.

Io voglio far presente che:

1- Le grandi aziende (Large Cap) hanno molti più strumenti per ottenere degli elevati rating di ESG. Banalmente, dato che per loro può diventare un prezioso strumento di finanziamento e capitalizzazione l’essere inseriti in questi indici, possono dedicarci risorse maggiori o hanno più margine per rispettare i criteri di governance e sociali. Una start up, o un’azienda a piccola capitalizzazione, pur radicata nel territorio e con un ottimo ‘impatto sostenibile’ nella realtà, farà magari più difficoltà a barcamenarsi tra società che danno questi rating e criteri da gestire (banalmente se il consiglio d’amministrazione è a gestione storicamente famigliare sono automaticamente penalizzati nella governance rispetto ad una multinazionale).

2- Alcune tipologie di mercato, indipendentemente dal loro effettivo impegno ESG, possono essere naturalmente favorite. Una miniera dovrà investire molto per il rispetto ambientale, rispetto ad una società di software, pur rimanendo magari la più ‘ben gestita’ tra le miniere.

L’indice “MSCI EMU ESG Enhanced
Focus Index (NET)”, ad esempio (ovvero: l’indice delle azende della zona euro selezionate in base ad una focalizzazione sull’impatto Ambientale,Sociale e di Governance) da cosa è composto?

Al 18% da aziende finanziarie, al 11,24% da aziende informatiche, al 14% da aziende industriali ed al 13% in aziende di beni volutuari ed al 10% di beni di largo consumo.

Tra questi ai primi posti troviamo la SAP (azienda di software gestionali), la ASML Holding (società industriale di semiconduttori che compone l’indice Eurostoxx50 delle 50 aziende più grandi europee), LVMH (Luis Vuitton) che si occupa di moda ed è una grande multinazionale, Allianz (colosso tedesco assicurativo), Sanofi (multinazionale francese farmaceutica), Siemens (colosso industriale e tecnologico), Iberdrola (società energetica), Total (petrolio ed energia) e così via…

Ci sono grandi differenze con il semplice Eurostoxx50 delle più grandi aziende e multinazionali dell’eurozona?

Giudicate voi:

A me non sembrano un’alternativa ‘moderna’ e ‘rivoluzionaria’. Né si creda di non finanziare grossomodo le stesse multinazionali di un normale fondo che investe in titoli dell’Eurostoxx.

C’è poi il problema che, proponendo qualcosa di ‘innovativo’ perché tale, perché fa marketing, perché è bello, perché “secondo lui andranno meglio” (dimostrazione che forse non ha le competenze per dare una strategia più scientifica) il solerte consulente cerca al solito di spostare gli investimenti, vendere qualosa di nuovo, dare un contentino.
Inutile dire che molti fondi e SICAV (che non cito per evitare potenziali discussioni) spostandosi su questa bella ‘innovazione’ applicano maggiori costi.

Ecco, pur considerando mirabile il principio di massima di obbligare le aziende a confrontarsi con queste tematiche, questo è l’avviso che volevo diffondere: non facciamoci influenzare troppo dalla moda.

P.C. 07-03-2020

1 commento su “ESG (Ambiente, Sociale e Governance)”

  1. Ciao Bow, come sempre ottimi consigli (ti seguo anche su FOL).
    Per quanto riguarda puro ESG in effetti pare che il gioco non valga la candela (costi, rendimento, …); mentre per SRI che ne pensi?? Hanno TER leggermente superiore e, pur avendo in pancia bene o male le aziende principali già presenti in un MSCI Europe o stoxx, sembrano aver minor volatilità e migliori prestazioni… tu che ne pensi a riguardo??

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