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Un’alternativa agli ETP: i Tracker Certificate

Last Updated on 27/07/2024 by bowman

Ho spesso utilizzato nella simulazione dei portafogli degli strumenti ETP (Exchange Traded Products) ovvero prodotti finanziari scambiati sul mercato. Questi sono i più noti ETF (fondi), gli ETC (commodities) e ETN (notes/contratti con un sottostante).

Le virtù di questi prodotti, tipicamente a replica passiva del sottostante, sono innumerevoli, soprattutto l’economicità rispetto ai prodotti finanziari gestiti (Fondi e Sicav) finalizzati principalmente alla produzione di un commissionale per produttori e distributori che molto spesso compromette l’efficienza dello strumento.

Un’alternativa all’utilizzo degli ETF (o ETP) si riscontra in prodotti di più recente concezione, appartenenti alla famiglia degli strumenti finanziari derivati : i Tracker CS (Tracker Certificate) sono un particolare tipo di Certificati che replicano un pò il funzionamento degli ETF.

Questi strumenti sono scambiati sul mercato in quote, ma anziché mettere in campo complesse strategie su sottostanti, finalizzate principalmente a finanziare in maniera molto vantaggiosa l’emittente ed arricchire di commissioni il collocatore (li trovate spesso allo sportello bancario) replicano passivamente un indice creato ad Hoc, che di solito raggruppa investimenti seguendo uno specifico ‘tema’ d’investimento (cosa che fanno anche molti ETF tematici o style).

I pregi rispetto all’ETF sono:
– I TC sono derivati puri, con una replica assolutamente sintetica che dovrebbe ridurre il ‘tracking error’ dovuto agli scambi degli ETF. Spesso gli ETF quando ci sono molti o pochi scambi, non replicano perfettamente il NAV (il contralore attuale di quello che c’è dentro), perché in corso di contrattazioni sono influenzati dal mercato.
– L’efficienza fiscale: in un portafoglio diversificato su più strumenti l’incapacità degli ETF di compensare minus e plusvalenze pesa molto e mi ha spinto spesso a suggerire di abbinarli ad azioni o obbligazioni che possano compensare eventuali minus di un ETF. I Trackers Certificate invece sono strumenti fiscalmente efficienti esattamente come Azioni e Bond.

I difetti rispetto agli ETF a mio avviso sono:
– Parliamo di derivati, la replica è assolutamente sintetica. Nessuno dubita dell’esistenza di un basket di riferimento che compone l’indice replicato, ma questo appartiene alla banca che li emette, che restituisce il controvalore indicizzato per ogni certificato. I certificati però non hanno divisione patrimoniale dal patrimonio della banca: sono soggetti a bail in e default esattamente come l’istituto.
– Le commissioni di gestione sono (da quelli che ho visto finora) decisamente più alte che sugli ETF, ma pari a quelle di fondi piuttosto economici.

Anziché nel mercato ETF Plus sono scambiati nel Sedex.
A mio avviso costituiscono un utile strumento, meno complesso dei ‘comuni’ certificate per il risparmiatore o per il consulente che abbia a che fare con i portafogli di risparmiatori e non di esperti trader, da abbinare a strumenti fiscalmente meno efficienti (ETF, Fondi, Sicav) per ottimizzarne la fiscalità.

Un esempio di Tracker Certificate è DE000VF2KQB6 Vontobel Solactive European High Dividend Low Volatility Index

Questo certificato indicizzato replica un indice composto da 20 società europee selezionate per bassa volatilità ed al contempo elevato incremento dei dividendi (dividend yield e crescita annua del dividendo rapportato alla volatilità). L’indice reinveste i dividendi, ha una commissione di gestione dell’1,2% ed il certificato prevede una scadenza a febbraio 2023. Dall’emissione (febbraio 2019) sta guadagnando circa il 6%.


P.C. 5 luglio 2019


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