Last Updated on 25/07/2024 by bowman
Molti, in tutto il mondo, stanno riflettendo sul fatto che l’high tech, l’informatica, internet, le comunicazioni, le biotecnologie, sono diventati i protagonisti del mondo economico negli ultimi 3 mesi. Chiusi in casa in milioni/miliardi abbiamo utilizzato la nostra connessione ad internet per lavorare in smartworking (io per primo), per acquistare a distanza, per seguire le notizie sulla pandemia che ha sconvolto il mondo.
Soprattutto i tecnologici sono quelli che, apparentemente, non si sono fermati. Accomunati da un’unica nazionalità, il non-luogo virtuale che è internet, abituati agli scambi su mercati globalizzati, in valute spesso slegate dalle zecche di Stato, con manager ed operatori abituati a lavorare a distanza a prescindere dal luogo fisico ed a produrre beni immateriali ed intellettuali che non conoscono lockdown.
Non c’è da stupirsi se oggi molti tecnologici hanno valutazioni pari, o superiori, a quelle di febbraio, anche se per gli utili, magari ci sarà da aspettare.
Voglio quindi fare un’analisi comparata tra 5 diffusi fondi tecnologici a gestione attiva, di 4 note case d’investimento globali. A gestione attiva perché… audite audite, sembra proprio che in questo momento, su un’orizzonte temporale breve (2-3 anni) questi fondi stiano battendo il benchmark, ed un benchmark replicato sul mercato da ETF dalle performance strabilianti.
Anticipo: questa è un’analisi, non si danno giudizi di merito, non si danno suggerimenti d’acquisto (noterete che il mio tono è neutrale, interpretabile da alcuni come un ‘avviso’ e da altri come una ‘lode’, ma non è né l’uno né l’altro – o forse entrambi -). Per non dare l’idea che faccio pubblicità (né positiva né negativa) né tantomeno promozione (trattandosi di prodotti attivi e collocati, non scambiati liberamente sul mercato), analizzerò le classi istituzionali di questi fondi, non accessibili direttamente dal pubblico di risparmiatori.
I fondi presi in esame sono:
D2
TECHNOLOGY I1
BLACKROCK WORLD TECHNOLOGY CLASSE I2
fondo investe in aziende tecnologiche a livello mondiale. Il 55%
dell’investimento è concentrato in aziende USA, ai primi posti
abbiamo i soliti campioni del Nasdaq Amazon (2,45%), Apple (2,83%),
Alphabet (2,57%), Microsoft (3,71%), PayPal (1,5%). Ci sono colossi
dello S&P500 come Salesforce.com (US79466L3024, grande software
house e impresa di cloud computing con 30-40mila dipendenti) al
2,12%, Mastercard etc… la concentrazione è essenzialmente large
cap. La seconda sede legale delle aziende in cui investe sono le
Isole Cayman, con un 16,3% del capitale, concentrato in maniera
primaria nei colossi “cinesi” Tencent (2,6%) e Alibaba Group
(2,74%). E siamo al 70% del capitale (Cina/Cayman e USA). Poi c’è
la presenza di una selezione di società elettroniche e di
componentistica elettronica quotate in Olanda (STMicroelectronics,
ASML Holding le prime), intorno al 4%. Siti internet e software house
tedesche (3%). Qualcosa del Regno Unito (2,78%). Brasile (1,86%),
Giappone (1,74%), Corea del Sud (1,82%), Taiwan (2%) e poco altro.
Una selezione mondiale (principalmente Asia Evoluta al 22% e USA al
55% con un po’ d’Europa evoluta e selezionata al 10% circa) di un
centinaio di titoli tecnologici, principalmente ad alta
capitalizzazione, principalmente orbitando intorno al mondo di
internet, elettronica, software, servizi informatici/elettronici.
BLACKROCK NEXT GENERATION TECHNOLOGY D2
fondo tecnologico di Blackrock, pur mantenendo un’esposizione sul
mercato degli USA del 44% cambia completamente portafoglio
d’investimento. Ci sono titoli in comune con il World Technology,
quali Activision Blizzard (quasi 1% di entrambi gli investimenti),
Advanced Micro Devices (1,2%), Chegg Inc. (0.75-1,25%), Tesla (1,4%).
Questo fondo è però strategicamente allocato su aziende che
potenziano molto la ricerca e lo sviluppo di NUOVE tecnologie. I
titoli qui sono appena di più (115) ed in nessuno è concentrato più
del 1,7% del capitale del fondo. Il fondo da molta più flessibilità
al gestore. Vediamo apparire nel portafoglio molti siti e servizi
online innovativi: Yandex, Pinterest, Zoom, Atlassian (Jira e
Confluence), Zalando. Oltre agli Usa le aree geografiche (per quel
che valgono nel mondo dell’Information Technology…) coprono gli
UK (5% circa), Olanda (4,2%), immancabili Isole Cayman (17%),
Giappone (3,64%), Corea del Sud (3,56%), Taiwan (2%), Germania
(4,38%).
FRANKLIN TECHNOLOGY FUND I
tecnologico diversificato su 118 aziende. Sebbene la tematica
d’investimento sia sempre la tecnologia ed il fondo dichiari come
Benchmark il MSCI World/Information Technology, la suddivione che fa
il gestore è più su settore merceologico che per area geografica
(che come abbiamo visto lasciano un po’ il tempo che trovano
nell’high tech, salvo paradisi fiscali etc…). Ai primissimi posti
la guida è sempre affidata ad Amazon (4,17% del capitale), Alibaba
(5,58%), Facebook (2%), Tencent (2,56%), Alphabet (2%), Microsoft
(5,43%), Salesforce.com (3,6%), Apple (5,3%). Poi uscendo da questi
colossi mondiali dell’high tech (che come abbiamo visto occupano
quasi il 30% del capitale da soli) c’è molta attenzione ad
includere ponderazioni per settore merceologico, ecco che si
diversifica il 13% del capitale in servizi IT concentrati sui
pagamenti (Visa, Mastercard, PayPal), Marketing online (10%),
Semiconduttori (20%), Software (30%). Quindi sostanzialmente l’area
d’investimento non cambia molto dal riferimento al mondo
dell’informatica, la ponderazione è essenzialmente large cap (anzi
direi Huge Cap, dati i miliardi ormai allocati in questo settore).
JANUS HENDERSON HORIZON GLOBAL TECHNOLOGY I1
concentrato (solo 50 aziende!) ma sostanzialmente abbastanza
invariato il fondo tecnologico di Janus Henderson. In pole position
abbiamo Apple (7,83%), Tencent (4,16%), Alibaba (3%), Mastercard&Visa
(6,7% tra tutte e due), Microsoft (9,76% del capitale… forse un po’
tanto), Amazon (2,58%), Facebook (6%), Alphabet (8,6%)… le 9 top
presenti al vertice anche degli altri tecnologici mondiali (eccezion
fatta per il Next Generation) già occupano metà del capitale. Anche
il resto del portafoglio essenzialmente già visto. La differenza la
fa sicuramente la maggiore concentrazione.
JPM US TECHNOLOGY X
questo fondo si esce da mercati globali, concentrando il 87,9% negli
USA. Il gestore mantiene però in portafoglio Alibaba (1,44%),
Shopify (2,13%), Atlassian (1,29%), ASML Holding (1,79%). Il resto è
su New York, grossomodo. I principali titoli sono sempre i campioni
del Nasdaq100: Amazon (1,93%), Advanced MD (3,5%), Alphabet (2,75%),
Microsoft (3,3%), Paypal (2,55%). I titoli sono solo 64. Il gestore
fa qui però delle scelte personali di ponderazione, andando ad
allocare, ad esempio, quasi il 2% si Xilinx inc, 3,52% su Synopsys
inc, 2,5% su ServiceNow, 2% su Okta, 2,64% su Macht Technology, 3% su
Analog Devices. Notiamo però che c’è una maggiore equità di peso
tra i vari componenti del fondo, a differenza del Janus, ad esempio.
confronto con il Nasdaq100 è abbastanza improprio, ricordiamo che
alcuni settori, come le biotecnologie, la farmaceutica etc… quotate
nella borsa di New York e presenti nel Nasdaq100 non sono contemplate
da questi fondi tecnologici a ‘base’ di Informatica, elettronica
e simili. Detto ciò l’utilizzo di un ETF come il Invesco eQQQ
Nasdaq-100 nei confronti con i grafici è improprio anche perché è
uno strumento a distribuzione, cosa compensata forse dai minori costi
anche rispetto a questi fondi in classe istituzionale e quindi
agevolata.
in finale… se il 1° gennaio 2019 avessi messo 100mila euro
ciascuno su questi fondi, e OGGI seguissi la regola del ‘Sell In
May & Go Away’ temendo una bolla o un rimbalzo troppo forte del
mercato tecnologico dopo questa crisi… cosa avrei in mano?
il Janus Handerson avremmo 152800 euro, ovvero 39000 euro ‘puliti’
di guadagno al netto delle tasse.
il Frankling Technology il capitale sarebbe 165562 euro, 48500 euro
‘puliti’ al netto delle tasse.
Blackrock World Technology ed il JPM US Technology, nonostante le
differenze di composizione/ponderazione, chiudono a 175500/177000,
con guadagni molto prossimi ai 56000 euro ‘puliti’.
stacca il più decorrelato e flessibile di tutti (possiamo definirlo
il più ‘attivo’) che è il Blackrock New Generation Technology
con un capitale di 186271 euro, guadagni puliti di 63800 euro.
mi sembra ci sia bisogno di commentare una performance che va, al
netto tasse, dal 39% al 63% in meno di un anno e mezzo e dopo una
crisi di fine ciclo spaventosa come quella del 2020.
che il settore informatico/tecnologico ha assistito ad una crescita
di capitalizzazione estremamente rilevante (anomala? Dillo a quello
che ha disinvestito oggi a +60% netto!).
equità mi riserverò, in caso di bruschi voltafaccia del settore nei
prossimi anni, di riprendere in mano il confronto tra questi fondi
che, pur con molte differenze gestionali (il Janus concentra di più,
i World più globali, il New Next Generation ci ha messo più del suo
quanto a flessibilità e selezione di portafoglio con scelte forse più estreme oltre che innovative, il JPM tiene i
pesi più costanti tra aziende, il Franklin fa molta attenzione ai
settori merceologici anche se in una ristretta macro-categoria) sono
inevitabilmente condizionati dal trend di un settore gonfio di
capitalizzazione. E’ indubbio che ci siano molte aspettative causate anche dall’attuale crisi, in questo momento di mercato, e secondo me la molta liquidità che è stata messa sul tavolo, oltre a rischiare di causare picchi inflattivi, va a innaffiare i mercati ed a collocarsi in maniera ‘Growth’ (ed i tecnologici sono principi del Growth).
se avessi usato degli ETF?
Invesco eQQQ Nasdaq100, che fa sognare con i suoi grafici decennali,
da inizio 2019 avrebbe restituito, tra dividendino e capitale, miseri
43300 euro ‘netto tasse’ collocandosi tra il rendimento del Janus
Henderson e quello del Franklin Technology (che io comunque non
butterei via).
IE00BM67HT60 (xTrackers World Information Technology) invece, che è
l’indice più corretto da confrontare a questi fondi attivi
istituzionali, avrebbe prodotto un guadagno, netto tasse, di 46800
euro.
quindi che in un periodo di boom (il 2019 partiva dopo un forte
ribasso, nel 2020 questi asset si sono ripresi più degli altri
annullando gli effetti della crisi, al momento) questi fondi Attivi,
con le loro selezioni, hanno portato a casa risultati migliori dei
benchmark.
periodi più lunghi di tempo il confronto con il mercato (es.
Nasdaq100), come visto sopra, regge di meno, probabilmente gli errori
di selezione sul lungo possono farsi più pesanti, così come meno
precise le aspettative di utili e crescita.
L’altro elemento fondamentale tra ETF e questi fondi è che tutti
possono sottoscrivere un ETF economicamente dal loro home banking,
mentre le classi istituzionali qui considerate non sono accessibili
direttamente a nessuno, anche in un orizzonte temporale breve anche
un best performer odierno come il Blackrock New Generation Technology
deve scontare qualche migliaia di euro tra gestione ed eventuale
entrata, sicuramente su un breve periodo di boom come gli ultimi 18
mesi, assolutamente ripagati.