Last Updated on 27/07/2024 by bowman
Dopo un 2018 anomalo per una forte correlazione, in discesa, su asset tradizionalmente decorrelati, i risparmiatori e le società di gestione del risparmio si sono affrettate ad Aprile 2019 a presentare gli ottimi risultati del nuovo anno (presentandoli ovviamente come traguardi personali, per motivi squisitamente commerciali).
Di nuovo ascoltiamo le banche ed i gestori e le SIM parlare di ‘recupero’, ‘crescita’, ‘stabilizzazione’ e ‘prospettive’.
Tutte cose vere, l’atteggiamento più accomodante delle banche centrali (con la FED che ha escluso ulteriori rialzi nel 2019 e la BCE addirittura pronta ad un nuovo sostegno), unito ad un placarsi dei venti di guerra commerciale (via della seta e quant’altro) ha visto una situazione sostanzialmente opposta a quella del 2018 che è andata avanti grossomodo dalla metà di gennaio fino a fine aprile.
Eppure la situazione a me sembra ancora anomala.
Abbiamo visto una discesa priva di decorrelazione tra asset nel 2018… vediamo una risalita ancora meno decorrelata nel 2019. E’ salito tutto: oro, petrolio, azionario, titoli di stato, obbligazioni internazionali, immobiliare, praticamente tutti i tematici; qualche eccezione la possiamo trovare nelle valute (del resto non possono salire tutte insieme).
Questo mostra che il mercato è ancora attendista nei confronti degli organi di politica monetaria e assolutamente anomalo, mira al take profit a brevissimo perché a lungo… beh, a lungo c’è, come sempre, l’incertezza. Più che di ‘crescita economica’ e di ‘redditività’ sembra si tratti di trend e di speculazione, basata sulla fiducia/sfiducia e basta.
Questo rende secondo me più rischiosi di quanto appaiano molti asset.
Non c’è una strada maestra da seguire. Si deve valutare in base alla propria propensione al rischio ed alla propria strategia.
Valutazioni buone possono essere:
1- Mantenersi su asset DIFENSIVI (non dico ‘poco rischiosi’ per quello che evidenzierò al punto 3): adatti alla fase ‘matura’ del ciclo economico. La scelta di azionari, ma tradizionalmente ‘low volatility’, nel 2018 è stata una difesa efficace (hanno perso di meno).
2- Se siamo in una fase di profit valutare una presa di profitto (anche parziale) a breve/brevissimo (ora), per poterci poi ricollocare nella nostra asset allocation ideale quando il mercato avrà comportamenti più sensati o dopo che gli organi di politica monetaria avranno ritirato un pò la ‘droga’ che forniscono ai mercati.
3- Stare attenti agli asset ‘prudenti’, non a quelli rischiosi. Quelli rischiosi sono rischiosi, lo sappiamo. Se sono più volatili di quanto stimato è un danno relativo. Hanno recuperato velocemente, e sono 7 anni che ci regalano rendimento. Il problema non è di chi ha comprato un ETF azionario USA nel 2012 (lungo termine) o nel 2015 (medio termine), con profitto attuale rispettivamente del 150% o del 45%… anche ci aspettasse il panico sui mercati questo investitore potrebbe semplicemente attendere il recupero, mediare, uscire parzialmente… e comunque sa cos’è la volatilità. Il problema è del risparmiatore che investe in governativo e magari a scadenze medie. Se il rischio reale fosse molto più elevato di quanto percepito e messo in conto?
4- Diversificare… nonostante tutto. Un nuovo mercato ‘orso’ correlato potrà comunque aprire poi spazi ad una normalizzazione in cui il portafoglio diversificato dovrebbe difendersi meglio. Il problema grande è diversificare bene. Molto difficile. L’avidità dei gestori li ha spinti a spalmarsi dove c’è il massimo profitto: difficile trovare un fondo azionario davvero decorrelato dai titoli nel MSCI Usa, per dire. La scelta va fatta con l’ultimo rendiconto semestrale alla mano e sapendo cosa si sta facendo.
5- Limare i costi. Mai, come negli ultimi 18 mesi, le ‘gestioni attive’ ‘smart’ etc… sono state poco efficaci rispetto ad una gestione meno ‘costosa’ ed ‘elaborata’. Valutare se vale la pena, in una fase di forte correlazione, pagare qualcuno per un contributo che sarà molto relativo!
P.C. 21/04/2019