Last Updated on 27/07/2024 by bowman
Dato che ormai con la recessione alle porte ho in campo un ampio ventaglio di strategie d’investimento diverse, ho deciso di aggiungere anche il portafoglio anti-inflazione.
Ovviamente non è un portafoglio adatto a difendere il risparmiatore da scene come quelle in fotografia: in quei casi la garanzia è l’oro fisico possibilmente detenuto materialmente o le riserve di valute ‘forti’, meglio se possedute al di fuori del paese posto di fronte ad una simile prova. C’è da dire che, storicamente, nei casi di iperinflazione i governi hanno provveduto a tutelarsi ponendo restrizioni agli spostamenti di capitali, rendendo illegale il possesso di oro ai privati e quant’altro… insomma il collasso è collasso.
MIDA è però un portafoglio che vuole seguire una strategia Tematica, quindi a concentrazione di rischio su settori specifici, che contempli la possibilità che la crisi economica sia accompagnata da picchi di inflazione, probabilmente generati da fenomeni di stagflazione o reflazione (dato che i tassi rimangono bassi).
Come compongo questo portafoglio d’investimento?
Il 20% circa del capitale è azionario (solitamente il capitale di proprietà è meno soggetto ad inflazione, sebbene le sue quotazioni possono crollare a causa di una forte svalutazione della valuta del paese in cui è scambiato ed ha i suoi flussi finanziari ed economici, c.d. ‘rischio valuta’).
Arriviamo ad un 28,5% di asset ad ‘alta volatilità’ associando al capitale azionario un pò di derivati e dei metalli preziosi ‘fisici’ (che comunque utilizzo come copertura, è un portafoglio d’investimento e non un deposito in oro).
40% circa in Titoli di Stato
25% in obbligazioni societarie di mercati sviluppati
6,5% circa in bond e titoli governativi emessi da enti di paesi emergenti
E’ un’asset allocation 25/75 grossomodo… ma l’approccio prettamente tematico la rende tutt’altro che prudente (soprattutto in un’ipotesi di bassa inflazione come quella che abbiamo visto negli ultimi anni).
Il rischio valuta è consistente: circa il 50%. Devo dire che in uno scenario di difesa dall’inflazione le riserve di valuta estera forte (e qui parliamo di sterlina, dollaro e franco svizzero) fanno parte della stratergia.
Per la sezione in Titoli di Stato ho deciso di utilizzare dei titoli inflation-linked: il BTPi scadenza 2032 rappresenta l’orizzonte temporale dell’intero portafoglio, gli ETF che investono in US TIPS (tipici titoli di stato USA legati all’inflazione) ed in inflation-linked globali con copertura valutaria sull’euro mi consentono di diversificare il rischio-paese.
Più complessa la sezione societaria: associo obbligazionari strutturati su tassi (prese sotto la pari e nell’evenienza che l’inflazione obblighi a muovere i tassi), strutturate su commodities (oro!), legate a valuta forte (franco svizzero), speculativi con elevato income in dollari, ed obbligazioni bancarie inflation-linked.
Stessa cosa per i mercati emergenti: un titolo di stato Turco ad elevato income associato ad un ETF di titoli inflation-linked.
Abbino un ETF basato su derivati sintetici che cerca di apprezzarsi sulle aspettative di inflazione USA, in pratica associa posizioni Long sui TIPS (bond legati all’inflazione) a 10 anni e corte sul debito pubblico non legato all’inflazione. E’ un titolo duramente punito dal calare dei tassi e dalla piatta inflazione (che ha avuto esito long sul secondo e corto sul primo), ma in uno scenario di reflazione può essere vantaggioso.
Infine le classiche coperture in ETC oro fisico e argento fisico.
Rimane la quota azionaria. Ho deciso per un approccio tematico su Small Cap dei paesi sviluppati e produttori d’oro per un 6% ed un tematico sull’immobiliare per tutto il resto.
Ora, nell’immobiliare ho deciso di escludere il classico Real Estate: ci occupiamo di società che possiedono beni fisici, non di società che si occupano di compravendite immobiliari. Anche questo settore può essere un coltello con una doppia lama: da un lato un incremento dell’inflazione ed una reflazione relativamente ‘sane’ possono dare valore alle REITS che possiedono vasti beni immobiliari, dall’altro una svalutazione inflattiva a due cifre sarebbe la rovina (come è stata nei casi di iper-inflazione) di chi basa il suo reddito sui canoni d’affitto, portando alla bancarotta questo settore. Però come dicevo, qui ci si occupa di tutelarsi da uno scenario di contenuta inflazione, non di fallimento di Stati sovrani o scenari da Repubblica di Weimar.
L’investimento è quindi condotto con singoli importanti titoli azionari che si occupano di REIT (quindi possiedono beni immobiliari e li locano oppure partecipano allo sviluppo immobiliare delle loro aree di competenza) per l’Europa, ed ETF per le zone che più difficilmente posso raggiungere sottoscrivendo singoli titoli.
Il portafoglio finale di MIDA è il seguente:
La revisione è fissata 1 volta l’anno: è un portafoglio decisamente Buy&Hold. Principalmente si tratterà di reinvestire i dividendi percepiti o rinnovare qualche titolo.
L’orizzonte temporale è 12 anni e 5 mesi: fino a fine settembre del 2032.
P.C. 20.04.2020